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Gay & Bisex

STORIA DI DISCOTECA


di Foro_Romano
11.01.2016    |    19.493    |    3 9.0
"Sarà perché è sposato o almeno ha la ragazza, visto l'appariscente anello d'oro al dito..."
Gli piace la discoteca. Che c'è di male. Tutti i fine settimana va in discoteca a divertirsi, come tutti i giovani della sua età. Per questo i genitori non hanno niente da obiettare, se non un "Stai attento. Non ubriacarti e non lasciarti coinvolgere in risse. Mi raccomando". Questo ogni settimana. Non sanno però che lui è gay e sa di esserlo, così, semplicemente, senza problemi psicologici. Naturalmente la discoteca che frequenta è una discoteca gay.
Lui è un adolescente molto carino e sa di esserlo. Tanti gli fanno il filo e le scopate non gli mancano però non è mai molto soddisfatto. La maggior parte delle sue avventure coinvolgono suoi coetanei o poco più e lui sa anche che gli piacciono più grandi. Trova che quelli più grandi ci sanno fare molto di più: sanno essere rudi e volgari quando serve e teneri e gentili quando è tutto finito. Così a lui piace essere trattato. Insomma: gli piacciono gli uomini veri.
Uno di questi è il buttafuori del locale. Un pezzo di maschio sulla quarantina che lo fa sbavare di voglia ogni volta che lo vede. Alto all'incirca 190, baffuto e dal pelo nero che gli ricopre anche le braccia, anche quei muscoli messi in evidenza dalla t-shirt aderente. Come vorrebbe farsi sbattere da quello! Ma fosse l'unico. Tanti lo vorrebbero e gli fanno tante moine da checche per farsi notare. Ma quello niente, è sempre molto professionale: gentile e amichevole con tutti ma niente di più. Sarà perché è sposato o almeno ha la ragazza, visto l'appariscente anello d'oro al dito.
Questo però non è un motivo per non provarci. Come si fa a non provarci quando hai un maschio così davanti! Probabilmente la sua "lei" è certa che il lavoro del suo uomo non è a rischio infedeltà, ma nulla è impossibile su questa Terra. Fatto sta che sembra proprio che lui certe cose non lo interessano.
Il nostro ragazzo non schecca ma, vista la discoteca che frequenta, credo che non ci siano dubbi sulle sue tendenze e, qualche battuta qua e là, glielo ha fatto capire il suo interesse per lui, ma il maschio non va mai oltre. Scherza, è gentile ma non lo tratta molto diversamente dagli altri. O forse si, un pochino di più con lui. Ma forse è solo la sua immaginazione od i suoi ormoni che gridano soddisfazione.
Una di quelle sere, mentre era a ballare al centro della pista, accaldato e travolto dalla musica, venne avvicinato proprio da quel buttafuori. Non ci poteva credere! Ma che voleva? Non sentiva bene, non capiva. Fu preso per un braccio e fatto segno di seguirlo. Lo portò al piano superiore, dove la musica si sentiva molto più soffusa, in lontananza. Fosse stata la volta buona? Che delusione quando entrarono in una grande stanza dove, da una parte, era un salotto e su una poltrona era seduto il padrone del locale. "Ti vuole parlare".
Si avvicinò. Quello era un uomo sulla cinquantina o poco più, abbastanza brutto, insomma non gli piaceva proprio. Sembrava un mafioso depravato e, molto probabilmente lo era. No, con quello non sarebbe proprio stato.
"Si, sei proprio un bel ragazzino. Mi dice il nostro Bruno (il buttafuori) che ti piacerebbe fare sesso con lui...". Allora lo aveva capito, lo gnorri! "...e anche tu gli piaci...". Oddio, che notizia!". Si girò a guardarlo e gli sorrise compiaciuto e anche quello gli rispose con un sorriso quasi innaturale su quel viso così virile. "...sicché gli ho detto che potete farlo ma qui, davanti a me; voglio vedere come si trasforma quella faccetta angelica che hai mentre vieni scopato" e fece un gesto per indicare la poltrona accanto.
La notizia era favolosa ma farlo davanti a quel depravato gli sembrava disgustosa. Bastò però che Bruno gli si avvicinasse, lo prendesse per le spalle e si abbassasse a slinguarlo voracemente in bocca che non capì più niente e si lasciò andare tra quelle forti braccia. Senza aspettare un suo consenso, fu sollevato e deposto a sedere sulla poltrona dove il maschio gli gli si parò subito davanti.
"Fai come ti ho detto" disse il padrone e il buttafuori, con aria feroce, gli tolse in poco tempo tutti i vestiti di dosso. Il ragazzo non si aspettava una tale violenza e cercò di sottrarsi ma non poteva fare niente contro quella forza della natura, che peraltro desiderava. Anche quello si denudò in un lampo. Dio quanto era bono! Il corpo perfetto come un bronzo di Riace.
"Finalmente sarai mia, puttanella. Ti tratterò come la troia che sei e ti sfonderò per bene questo bel culetto che ti ritrovi".
Non si aspettava un simile linguaggio e né un trattamento simile da quell'uomo che aveva sempre desiderato e che gli si era sempre mostrato amico. Cercò di divincolarsi, di difendersi con una gragniuola di pugni all'addome dell'uomo che non ebbero alcun effetto. Cominciò a gridare, a chiedere aiuto, ma la musica forte non permetteva a nessuno di sentirlo. Fu un attimo e la bocca aperta gli fu riempita da un grosso cazzo già in tiro.
"Succhia bocchinaro, succhia... succhia..." ma gli affondi nella gola non gli permettevano certo di farlo, neanche se l'avesse voluto. Lo stava soffocando a colpi di cazzo. Seppur terrorizzato dalla situazione, il sapore di quella carne, l'odore intimo di sudore dei peli dell'inguine gli arrivarono al cervello e, gradualmente, cominciò ad accettare quel trattamento. Prendeva man mano coscienza che gli piaceva, che era veramente una troia pronta a darsi a quel maschio da monta.
Il padrone, dall'altra poltrona, guidava la scena. "Dai, che aspetti, passa al culo. Sfondagli quel bel culetto, devi spanarglielo per bene". Intanto si era tirato fuori il cazzo. Era enorme e se lo andava menando lentamente, sempre più eccitato ma sempre cercando di non venire.
E Bruno fece quello che gli veniva ordinato. Posizionò il piccolo corpo inerme a pancia sotto sul bracciolo della poltrona. Si accovacciò dietro di lui. Gli aprì le chiappe con le due mani e sputò grossi grumi di saliva sulla rosellina una, due, tre volte.
"Che sono queste smancerie, scopalo, spaccagli il culo".
Quello, obbediente, puntò l'enorme nerchia su quella minuscola apertura, resa ancora più piccola dalla paura che stava provando.
"Sfondalo, sfondalo, dai... un colpo solo".
Dette una spinta fortissima ma solo una metà del membro riuscì ad entrare. Il ragazzo urlò ma l'urlo gli si spezzò in gola quando una seconda spinta fece sprofondare tutto dentro di lui. Subito fu scopato duramente, senza tregua. Colpo su colpo.
"Bravo, si, così, dai, dai" gli gridava il padrone mentre dal ragazzo uscivano solo gemiti e lacrime. La cosa durò un bel po' di minuti. Un tempo relativamente breve ma sarebbe stato veramente troppo per chiunque. Quando il buco del culetto fu completamente sfasciato e non opponeva più alcuna resistenza, le spinte aumentarono di intensità assieme allo sforzo del bestione che non ce la fece più e, scattando con la testa all'indietro, esplose dentro quella caverna più e più volte. "Ti sbor...ro den...tro, zoc...co...la". Tanti densi schizzi di sborra riempirono la pancia della vittima. Quindi si lasciò andare sulla sua schiena, facendogli sentire tutto il pelo del suo petto ansimante.
Il ragazzo, con gli occhi ottenebrati dalle lacrime, vide che il cazzo del padrone aveva raggiunto una dimensione incredibile. Saranno stati quasi 30 centimetri di dura carne. La pugnetta che si stava tirando, davanti a quella scena, ora andava ad alta velocità e il giovane sperò che si limitasse a sborrargli in faccia.
"Bravo, sei stato veramente bravo. Me l'hai preparato per bene. Aperto e pieno di sborra che mi farà da lubrificante. Adesso lascialo a me".
Bruno uscì lentamente, quasi con una delicatezza imprevista dopo quello che gli aveva fatto e, quando la cappella liberò l'ano, si sentì un "plop" e un vomito di sperma la seguì e colò lungo i peli della gamba della vittima di quello stupro.
Immediatamente, però, arrivò la cappella del padrone, lucida di presperma. Senza alcuna delicatezza, quel cazzo da cavallo sprofondò per intero dentro l'umida voragine. Per fortuna la scopata durò poco e presto un'altra incredibile sborrata si mescolò alla precedente.
"Ti ho farcito per bene, lurido frocetto. Sarai contento". Poi si chinò avvicinando il suo viso e cercò di asciugare i segni delle lacrime e, quasi a scusarsi (forse con se stesso), "Tu capisci: col cazzo che mi ritrovo devo per forza far allargare i buchi prima di prendermeli. Sono costretto".
Si ricompose mentre il ragazzo era rimasto appiattito sul bracciolo della poltrona, con le gambe pendenti ed il culo oscenamente aperto e fradicio di sborra, che usciva a cascata. "Io me ne vado. Pensaci tu", disse a Bruno, ed uscì.
A quel punto il buttafuori fece rialzare il giovane. "Come ti senti? Riesci a stare in piedi?". Qualche secondo perché si riprendesse un po' e poi "Vieni in bagno a ripulirti" e, sostenendolo, lo accompagnò dietro una porta. C'era un grande ed elegante bagno: tutto in marmo e fornito anche di doccia e vasca idromassaggio. Lo fece sedere sul water per scaricare la gran quantità di sborra che aveva dentro, poi lo accompagnò fin sotto l'ampia doccia, dove lo aiutò a lavarsi e si lavò anche lui.
Si mostrò estremamente gentile. Era diverso da quello che poco prima lo aveva stuprato sotto gli occhi avidi del padrone. Gli passò delicatamente la spugna sulla parte più intima violata. "Scusami, ti prego. Non avrei voluto farti quello che ti ho fatto. E' stato lui, quel prepotente a volerlo". Gli prese il viso tra le grandi mani: "Tu mi piaci veramente. Io... io... avrei voluto prendenti si, ma in maniera più dolce. Tu sei un tenero fiore e avrei voluto coglierti con amore. Perché io..." abbassò la testa "...io ti amo".
I loro sguardi si incrociarono; l'uno pieno di speranza di perdono e l'altro di sorpresa ed incredulità. Si perché a lui quell'uomo piaceva, e molto. Il dolore che provava al culo era forte ma, in quel momento, fu come se tutto fosse passato. Si avvinghiò a quel fusto e le loro bocche furono attratte l'un l'altra in un grande bacio passionale.
Uscirono dalla doccia e l'uomo lo coprì subito con un grande accappatoio bianco per asciugarlo. Ne indossò anche lui un altro e si sedette su un ripiano di marmo, la testa bassa. Con la voce spezzata dal dolore disse: "Potrai mai perdonarmi? Potrò io mai perdonarmi per quello che ti ho fatto?".
Il giovane si inginocchiò tra le sue gambe aperte e lo guardò in viso. "Se è vero quello che dici... si, ti perdono perché anch'io ti amo". Gli sorrise e si abbassò verso il membro moscio. Lo prese in bocca e (sarà stata la sua bravura o l'assoluzione ottenuta, oppure il fatto che quel ragazzo gli piaceva tanto) rapidamente il fallo tornò a troneggiare sulla grande sacca dei testicoli.
"Ohh, cucciolo... ohhh... siii... siii... AAAHHH". Fu scosso dal piacere più intenso e venne ancora con una gran quantità di sperma che fu rapidamente ingoiato. Non ne sprecò neppure una goccia mentre, in quella posizione, sentiva l'aria che gli rinfrescava il buco del culo arrossato e mai così aperto.
Qualche giorno dopo sarebbe stato riusato, sempre in maniera forte ma molto più desiderata, da quello che ormai era diventato il suo amante e che tutti gli invidiarono.

(Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela)

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